Pubblicato su “IL FOGLIO” il 19/09/2013
Settembre una volta era il mese della vendemmia, oggi lo si ricorda perché è il mese in cui impazzano le feste dei partiti. I protagonisti piccoli e grandi della nostra sgangherata politica, infatti, temprati dalle vacanze estive, si scatenano in feste di ogni tipo. Nessun partito, anche quelli cancellati dall’elettorato, è capace di resistere a questo trionfo logorroico nel quale si dicono le stesse identiche cose che vediamo e sentiamo in televisione 4-5 volte ogni settimana tutto l’anno. Finanche il compassato senatore a vita, Mario Monti, si è tuffato nella festa del suo neo-partito in quel di Caorle. Dopo sei mesi dalle elezioni, il professor Monti, che pure ha studiato, letto ed operato ai massimi livelli accademici e istituzionali, non solo non è sfuggito a questa tentazione boscaiola ma non ha ancora avvertito la stranezza, per non dire altro, del nome del suo movimento. Scelta civica non ha eguali in tutta Europa e per un europeista come Monti guidare un partito senza alcuna identità e cultura di stampo europeo è quanto di peggio poteva capitargli. Se per Monti questa è la prima volta, Casini partecipa alla ventesima kermesse settembrina del suo piccolo partito giunto allo stremo delle forze. Se Monti, dopo dibattiti formalmente intensi, giunge alla rivoluzionaria proposta che per il governo serve (!?!) un patto di coalizione, Casini ripete per l’ennesima volta la proposta di fare un partito con Scelta Civica ma legato al PPE. Legato al PPE? Ma Casini non è dentro quel partito europeo da 30 anni? E non è stato per anni il presidente dell’internazionale democristiana? Come si vede piccole e grandi feste per proporre banalità e vuoti d’aria spesso anche incoerenti tra loro. Ma le feste non le fanno solo i partitini. La loro storia nasce con la sinistra comunista e con le feste dell’Unità che mobilitava all’epoca migliaia di iscritti che mettevano al servizio del partito e di una cultura le proprie braccia e le proprie menti. Oggi in quelle feste trionfa un simpatico giovanotto, quel Matteo Renzi cresciuto nell’alveo del cattolicesimo politico e che non è stato democristiano solo per la sua giovane età all’epoca del ’92. Ebbene quel popolo della sinistra comunista che ha dato tempo e danaro alle feste dell’Unità del vecchio PCI incorona oggi Renzi che, con furbizia tutta democristiana, polemizza contro l’altro autorevole democristiano del PD che guida oggi il governo, Enrico Letta. E quei comunisti che non vollero vent’anni fa evolversi, almeno in Italia, verso l’approdo socialista, fra 3 mesi saranno guidati non da socialisti cattolici come era Jacques Delors in Francia ma da democristiani di sinistra o, se volete, da cattolici non socialisti. Nel frattempo chi guida il PD in questo strano viaggio politico di transizione è un antico autorevole socialista di razza, Guglielmo Epifani, che ha passato una vita intera nel sindacato a difendere l’idea socialista di Nenni, Lombardi e Craxi. I vecchi comunisti di una volta sono dunque diventati una specie protetta perché ormai in via di estinzione sol perché rifiutarono in Italia ciò che accettarono in Europa, cioè essere socialisti, e perché troppo tentati di mettersi al servizio di quella finanza internazionale la cui egemonia, avida e sregolata, è alla base delle povertà crescenti nelle società occidentali. Spiace dirlo, ma è la vendetta della Storia e della politica su chi scambia la propria identità con il potere e perde così l’una e l’altro. Anche altri piccoli partiti fanno le proprie feste con il tradizionale format un po’ vanesio e un po’ frou-frou, da Sel a Fratelli d’Italia (a proposito a quando il nuovo partito delle sorelle Bandiera?). Il PDL, invece, preferisce fare piccole feste locali o raduni giovanili che quest’anno sono un po’ in tono minore perché, in verità, non avevano nulla da festeggiare e poi, come è noto, Berlusconi predilige più i raduni di piazza che non la tradizione operaia o piccolo borghese delle feste di partito. Ciò che ci affanna e ci sconforta è il fatto che in televisione si litiga facendo finta di discutere, nelle feste trionfano dibattiti melensi, nel parlamento sembra smarrita quella politica alta di cui il paese avrebbe bisogno nel mentre i nuovi protagonisti delle 5 stelle, si arrampicano sui tetti, sventolano in aula cartelli e striscioni, lanciano anatemi ed espellono chiunque abbia un’idea propria. Il nuovo che avanza insomma pensa, alla maniera borbonica, che la politica vera sia solo fare “ammuina” per la gioia e la letizia del loro comandante in ombra e del suo simpatico guru capellone ( quanta invidia abbiamo per i suoi capelli !!!). E il paese? Sempre di più sembra un cane bastonato le cui sofferenze crescono nell’indifferenza di quanti dovrebbero provvedervi e invece giocano alla politica politicante mentre nella vicina grande Germania si contendono il governo socialisti e democristiani. È la nostra grande seconda repubblica, bellezza.
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