(Non) ditelo a Renzi

Se non ci fosse, Renzi bisognerebbe inventarlo. Egli è la quintessenza dello spirito italiano per il suo ottimismo di facciata, per la sua simpatica impudenza, per la sua capacità di stravolgere gli elementi di una discussione seria con battute divertenti e nuovi obiettivi che distolgono l’attenzione da quelli vecchi. E infine un pizzico di una filosofia spicciola che spesso incanta anche giornalisti esperti. La sua conferenza stampa di ieri è stata su questo terreno un capolavoro. Il nostro premier, infatti, ha spostato il merito del governo al fatto di aver innescato processi riformatori, concluso qualcuno e messi in cantiere altri a dispetto di quanti pensavano che non riuscisse a fare approvare tutto ciò che voleva. Neanche per un momento, insomma, Renzi il Magnifico si è posto il problema se tutto quanto approvato sortisse davvero effetti positivi. Basterebbe una solo banale osservazione per farlo stupire, quella sulla legge di stabilità fondamentale per qualsiasi governo e per l’intero paese. Ebbene, come abbiamo più volte detto, quella legge economica definisce gli obiettivi che il governo si pone per il paese in termini di crescita, di lavoro e di efficienza del sistema. In termini di crescita il governo si è impegnato a far crescere l’Italia nei prossimi 4 anni con i seguenti tassi annui: 0,6-1-1,3-1,4 da qui al 2018. Con questi tassi di crescita l’Italia non uscirà dal tunnel di bassa crescita, di larga disoccupazione e di povertà montante. Probabilmente nessuno lo ha detto al nostro premier per quella sudditanza che il suo fluente eloquio evoca in chi lo ascolta. E nessuno gli ha detto che certamente l’Europa potrebbe fare di più ma con questa Europa noi siamo i soli tra le grandi democrazie ad essere il fanalino di coda sul piano della crescita, in verità da almeno 18 anni. Alla stessa maniera nessuno ha detto al nostro premier che tra le tante cose per rendere efficiente e meno lunga la nostra giustizia ci potrebbe essere anche un aumento significativo dei magistrati, dei cancellieri e del personale amministrativo, informatici compresi. Ed invece si aumentano gli anni per la prescrizione quasi che 7,5 anni siano pochi per arrivare ad una sentenza definitiva. E nessuno ha detto a Renzi che l’ennesima riforma della pubblica amministrazione nella sua prima versione approvata qualche mese fa, presenta errori sulla mobilità dei dipendenti pubblici che da venti anni è ferma al palo e continuerà ad essere ferma nonostante che la migliore distribuzione dei propri dipendenti sia la prima misura per rendere efficiente ed efficace la pubblica amministrazione. E addirittura nessuno ha detto al nostro simpatico premier che le riforme costituzionali che stanno per essere approvate metteranno in piedi un sistema che produrrà autoritarismo con una sola Camera, con un premio di maggioranza del 15% alla prima lista, con i capilista nominati e non eletti ed in assenza della riforma dei partiti prevista dall’articolo 49 della costituzione che impedirebbe ad un partito di diventare un partito personale con un segretario padre-padrone e con una selezione cortigiana della classe dirigente. Nessuno, insomma dei suoi cari “lupetti” e dei tanti democristiani che lo collaborano gli ha detto niente sugli effetti devastanti che le cose approvate avranno sulla società italiana ed e allora è più che giusto che Renzi il Magnifico si fermi sulla qualità della sua velocità glorificandola con il solito disprezzo contro i gufi. Anzi, annuncia una nuova stagione con un ritmo ancora più frenetico, una sorta, insomma, di “senza rete” di circense memoria che sta prendendo la mano all’intero governo. Una vera originalità per la nostra polverosa Repubblica di cui non possiamo non dare atto al nostro “fiorentin tosco”. Potremmo segnalare tante altre cose disastrose che non vengono riferite a Renzi come, ad esempio, la inesistenza dei famosi 300 mld di € di Junker che ci saranno solo se gli Stati membri metteranno mano alla tasca con il tragico rischio che il nostro paese avrà di quei 300 mld meno di ciò che dovrà dare per metterli insieme. Però una cosa gliela hanno detta e cioè che nel 2014 vi sono stati oltre 160mila nuovi posti di lavoro anche se non gli hanno spiegato come mai la disoccupazione ha continuato la sua corsa verso l’alto superando il 13%. Bazzecole, adesso ci sarà il ritmo. Lasciateci però dire che vogliamo davvero applaudire a ciò che ha fatto il governo per l’Ilva nazionalizzandola anche se tiene a dire che la nazionalizzazione  sarà solo per tre anni. Signor presidente quella scelta è stata  saggia e cogliamo l’occasione per dirle qualcosa che forse nessuno gli ha detto. Un grande paese manifatturiero senza siderurgia è monco e la presenza pubblica è necessaria  per sempre visto il disastro che i Lucchini, i Riva e i tanti imprenditori privati hanno determinato. Ma il tema, signor presidente, è ancora  più ampio perché l’Italia intera sta passando di mano nel silenzio ignorante o complice della politica e dei tanti soggetti pubblici e privati. Volendo fare un solo significativo esempio tra le tre maggiori democrazie europee nel settore bancario da una analisi approfondita sulle “significant istituzioni” (quelle cioè che fanno riferimento alla BCE) viene fuori che gli attivi bancari sono in mani pubbliche per il 51% in Germania, per il 20% in Francia e appena per il 12% in Italia. E la nostra spoliazione finanziaria, bancaria e manifatturiera sta continuando giorno dopo giorno per cui tra qualche tempo Lei governerà un paese regredito nuovamente a quella espressione geografica che tanto offese giustamente i nostri trisavoli dopo il congresso di Vienna. Ci perdoni, ma questa volta nessuno potrà dire che non lo aveva saputo anche se l’ha messa sull’avviso un vecchio arnese messo in soffitta per far divertire i bambini. Buon anno davvero signor presidente e se trova un momento ci pensi a quanto ci siamo permessi di ricordarle perché in un tempo lontano anche noi eravamo impudenti e concorremmo a salvare l’Italia dal terrorismo grazie a quel mix di giovinezza ed esperienza che resta sempre la fortuna di ogni società.

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