Pensieri per la rete

pubblicato il 28 marzo 2017

Da tempo infuria un altro pensiero unico dopo quello devastante del liberismo senza se e senza ma. Da alcune settimane sta tornando di moda il mantra che destra e sinistra siano termini insignificanti e sostanzialmente un retaggio del novecento meritevole solo di essere seppellito con anonime lapidi. Spesso questo pensiero politico è sostenuto con forza anche da quegli economisti che del pensiero unico economico sono stati i fautori costruendo in venti anni quel mostro del capitalismo finanziario, figlio drogato dell’economia di mercato, che ha prodotto nell’occidente grandi ricchezze elitarie e povertà di massa. È vero che destra e sinistra di per sè sono termini generici e privi di valore. Ma detti così, anche nel novecento lo erano se non venivano aggettivati. La destra poteva essere fascista ma anche liberale e conservatrice così come la sinistra poteva essere comunista, socialista e liberal per non parlare del cattolicesimo politico incarnatosi politicamente nelle democrazie cristiane italiana, tedesca, austriaca e spagnola, che occupava una posizione di centro con lo sguardo rivolto a sinistra come diceva De Gasperi. Ripetere dunque il ritornello che destra e sinistra per me pari sono o, peggio ancora, siano del tutto insignificanti rappresenta un errore culturale che non può sfuggire ai pifferai dei nostri giorni se non per complicità pelose. Fascismo e comunismo sono due culture alternative anche se con aspetti similari per quanto riguarda le libertà ed oggi sono ampiamente superate e seppellite sotto le lapidi di milioni di morti. L’eredità di quelle culture sono state raccolte dai tanti movimenti populisti che privati di quelle violenze ideologiche, diventano movimenti protestatari capaci più di distruggere ciò che c’è che di costruire un futuro ordinato e di benessere popolare. Valga per tutti l’esempio di Donald Trump che eletto sull’onda di una protesta di massa contro le elites politiche ed economiche dei democratici americani ha nominato suoi ministri molti rappresentanti di quelle elites, tra cui spiccano miliardari come il petroliere Rex Tillerson e Steve Mnuchin consigliere della Goldman Sacks eternamente presente in tutti i governi americani. Per tornare nella nostra cara Europa le più grandi democrazie del vecchio continente sono da sempre guidate da partiti che hanno come culture di riferimento o il cattolicesimo politico o il socialismo democratico o il liberalismo. In alcuni paesi queste culture politiche posso anche prendere nomi diversi come nel caso dei conservatori e dei laburisti inglesi o dei gollisti francesi. Molti nostri politologi, invece, ritengono che l’Italia abbia trovato il santo Graal per governare una società moderna ed inquieta e cioè l’annullamento di queste culture di riferimento che pure devono essere ammodernate sul terreno dei programmi a secondo delle sfide che l’evoluzione dei tempi pone alle società nazionali ed alle realtà internazionali. Gli apprendisti stregoni in Italia hanno quasi zittito gli intellettuali, i tanti politici che pur conservano i tratti di culture antiche e moderne ed alcuni opinionisti di valore le annegano nei litigiosi talk-show e nel pressappochismo politico e parlamentare dei partiti personalizzati. Ed allora si comprende come lentamente la sciatteria legislativa stia sfarinando il nostro sistema ordinamentale ed istituzionale e come la nostra economia da un lato regredisce producendo grandi disuguaglianze e grandi povertà e dall’altro viene saccheggiata dalla finanza internazionale. Vedere grandi realtà che ieri erano italiane ed oggi sono di fatto governate dal capitalismo francese come le Generali, Unicredit e Mediobanca nel trionfo del provincialismo nostrano che inneggia al mercato deregolamentato interpretandolo solo con una vendita all’ingrosso di tutto ciò che è stato costruito dalla fantasia e dal lavoro italiani senza alcuna reciprocità sul piano internazionale fa molto male al paese e al suo futuro. In venticinque anni si sono alternati governi di destra e di sinistra e l’annullamento delle culture di riferimento ha fatto si che tutti facevano politiche simili se non addirittura uguali. Tutto ciò forse ha spinto alcuni intellettuali à la page a ritenere che destra e sinistra fossero termini insignificanti e che il loro superamento era la modernità. Ed invece altro non era che una disastrosa regressione che lasciava sul terreno macerie materiali e morali come quelle che sono sotto gli occhi di tutti. Destra e sinistra non sono uguali e forse è giunto il tempo politico per tornare a dire con i francesi “vive la difference” naturalmente spiegandola e facendola vedere.

paolocirinopomicino@gmail.com

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